3 strumenti per ridurre il costo del lavoro

di Roberto
14 Lug, 2021
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    Il costo del lavoro in Italia è tra i più alti in Europa. Per 100 euro netti in busta paga, l’impresa deve versare 207 euro. La media UE invece si attesta intorno ai 179 euro.

    Ma c’è un modo per ridurre il costo del lavoro? Oggi ti presentiamo 3 soluzioni utili per abbattere il costo del dipendente ed aumentare anche la crescita e la vita lavorativa nella tua azienda.

    Perché ridurre il costo del lavoro?

    Ridurre il costo del lavoro è molto importante perché, quest’ultimo, rappresenta una delle voci di spesa più pesanti per l’azienda. Pensa, se tutto quel denaro speso in costo del lavoro, cosa potresti fare? Magari investire, comprare qualche macchinario nuovo o sviluppare un nuovo prodotto da immettere nel mercato.

    Ogni impresa, per quanto sia possibile, deve cercare le soluzioni per ridurre il costo del lavoro. Occorre scegliere gli giusti strumenti e abbandonare alcune strategie illegali utilizzati anche da molti imprenditore. Esistono, infatti, una serie di strumenti da adottare per ridurre o abbattere il costo del lavoro. 

    Oggi abbiamo deciso di presentarti 3 strumenti che, per noi, sono fondamentali.

    Primo strumento – Welfare aziendale 

    Il welfare aziendale è uno degli strumenti maggiormente conosciuti per ridurre il costo del lavoro. Si tratta di un insieme di iniziative portate avanti dall’azienda che mirano a:

    • ottimizzare il benessere dei propri dipendenti all’interno dell’unità lavorativa;
    • beneficiare di importanti vantaggi fiscali e contributivi.

    Andando più nel dettaglio, il welfare aziendale è quella retribuzione alternativa complementare che va ad aggiungersi alla compenso in denaro. In pratica, l’azienda compra un serie di prodotti e servizi che, il dipende comprerebbe con il suo stipendio, 

    e li eroga direttamente ai lavoratori. In questo modo i dipendenti non devono comprare quei beni o servizi perché “offerti” dall’azienda.

    Il vantaggio dell’utilizzo del welfare è che l’azienda porta in deduzione l’acquisto di questi beni abbassando l’imponibile del reddito di impresa. In più, sulla retribuzione mediante welfare aziendale non paga contributi Inps (intorno al 30% sull’imponibile previdenziale) e nemmeno i premi Inail.

    Altri vantaggi sono la riduzione:

    • dei rischi del fuori-busta;
    • per indennità di trasferta e rimborsi chilometrici non documentati.
    • per pagamenti in contanti.

    Leggi anche: Welfare aziendale: scopri cos’è e quali sono i vantaggi fiscali

    I beni e servizi che possono essere ceduti mediante welfare aziendale possiamo distinguerle in due macro aree:

    Flexible benefits

    Si tratta di beni e servizi che l’azienda decide di erogare alternativamente alla normale retribuzione in denaro. Il Flexible sono frutto di scelte aziendali oppure in seguito alla contrattazione collettiva. Quindi non devono essere inseriti nel contratto. 

    Alcuni esempi di FLexible benefits sono: le borse di studio, l’asilo nido, la previdenza complementare, le assicurazioni sanitarie, gli abbonamenti al trasporto pubblico, buoni carburanti o pasto e tanti altri. Sono tutti esenti dal pagamento di tasse nonché di contributi e non costituiscono reddito per il dipendente.

    Leggi anche: Welfare aziendale: come ridurre il costo del lavoro per aumentare la liquidità e la produttività

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    Fringe benefits

    A differenza dei Flexible questi sono inseriti direttamente all’interno del contratto di lavoro e concorrono alla formazione del reddito per il dipendente. Possiamo definirli come i classici compensi in natura. Ad esempio: il telefono cellulare, il computer portatile o il tablet, l’abitazione in affitto o l’automobile in concessione privata. 

    Secondo strumento – Piano di stock

    Un utile strumento per ridurre il costo del lavoro è il Piano di stock. Parliamo di una forma di retribuzione alternativa finalizzata ad incentivare i dipendenti a a far scale l’azienda

    Questo come avviene? Facendo comprare o sottoscrivere in maniera gratuita azioni della stessa società. Se quest’ultima cresce, cresce anche il valore delle azioni aumenta e, di conseguenza, si assicurano un guadagno.

    La sottoscrizione delle azioni può avvenire in 3 modi:

    • stock grant: si tratta della più utilizzata tecnica di distribuzione delle azioni perché l’attribuzione al dipendente avviene gratuitamente;
    • stock purchase: possibilità di acquisto ad un prezzo stabilito e, a volte, anche dilazionato nel tempo;
    • stock options: assegnazione periodica gratuita del diritto di sottoscrivere azioni della società, in data certa e futura a ad un prezzo determinato.

    Importante: devi sapere è che, dal 2008, il guadagno derivante da questi piani è imponibile solo ai fini fiscali e non contributivi. 

    Terzo strumento – Formazione agevolata

    Un imprenditore lungimirante sa che la formazione è un investimento importante per combattere la crisi attuale e far scalare l’azienda nel corso del tempo. Si tratta di un investimento molto importante ma dai forti risvolti in termini di vantaggi per l’azienda. Più il personale è formato, maggiore sarà la competitività in mercato che cambia in continuazione.

    Un spesa che può essere fatta grazie la credito d’imposta Formazione 4.0 che prevede il rimborso  fino al 50% delle spese sostenute (60% se il dipendere fa parte della categoria svantaggiata) su un cifra massima di 300.000 euro.

    Leggi anche: Credito d’imposta formazione 4.0: quali sono le novità previste per il 2021

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