L’effetto del lockdown e del crollo dei consumi del 10,8% ha causato la chiusura di 300.000 imprese nel 2020. Questi sono i dati forniti dell’Ufficio studi di Confcommercio, il quale registra, in questo apocalisse economica, anche la nascita di 85.000 nuove imprese.
Nuove imprese che nascono in un periodo emergenziale e con lo spettro della burocrazia asfissiante e di un sistema tributario non favorevole. Ma come possono sopravvivere alle intemperie del Fisco e della burocrazia?
300.000 aziende chiuse: un fenomeno, ahinoi, già avviato
Sembrava dovesse finire prima dell’estate 2020 invece no. Anche nel 2021 dovremmo ancora combattere contro il nemico invisibile che tanto male sta facendo sia in termini sociali, umanitari ed economici.
Un nemico che ha portato alla morte di oltre 70.000 italiani e sta mettendo in serio pericolo la vita di molte aziende. Solo nel 2020, infatti, sono sparite dal sistema produttivo 300.000 aziende.
Una cifra enorme che porta strascichi a tutto il sistema produttivo italiano. Stando ai dati di Confocommercio, infatti, alla chiusura di queste migliaia di imprese, si aggiunge anche, la perdita di oltre 200.000 attività.
Parliamo di azienda che, in un modo o nell’altro, erano collegate a queste. Insomma, la classica filiera produttiva. Pensa, ad esempio, alle grandi lavanderie che prestano servizio solo agli hotel, se questi non lavorano, a chi lavano i panni?
Un fenomeno, quello delle chiusura delle attività commerciali, che ormai esiste da tempo, ma che sta correndo sempre più veloce. L’e-commerce, i big del web stanno rastrellando le piccole imprese a suon di prezzi tendenzialmente più bassi.
Tuttavia, però, senza il susseguirsi di questi mini lockdown, anche se a stento, probabilmente sarebbero sopravvissute.ù
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300.000 aziende chiuse: quali sono i settori più colpiti?
I settori maggiormente colpiti sono commercio al dettaglio di abbigliamento e calzature, ambulanti e distributori di carburante. Nei servizi di mercato, invece, la perdita maggiore si registra nel campo ristorazione, agenzie viaggio e trasporti. In altre parole, tutto l’indotto del mondo del turismo.
A questi, si aggiunge poi, tutta la filiera del tempo libero. Un settore che ha subito un vero e proprio crollo, tra attività sportive artistiche e di intrattenimento. Pensa che si registra, infatti, la sparizione di un’impresa su tre.
Oltre alle imprese, dobbiamo aggiungere anche la perdita relativa ai lavoratori autonomi: ovvero tutti i titolari di partita Iva che hanno un’attività senza alcun tipo di organizzazione societaria.
Si tratta, ad esempio, di professionisti tra ordinistici e non ordinistici, operanti nelle attività professionali, in quelle scientifiche, di amministrazione o in attività artistiche e di intrattenimento. Confcommercio, in questo settore, stima la chiusura per circa 200.000 autonomi.
85.000 nuove aperture: come sopravvivere al Fisco e alla burocrazia?
Il 2020, purtroppo, si chiude con un bilancio drammatico sia per il sistema impresa che per il sistema sanitario e sociale colpito dal Covid. Quasi mezzo milione, se calcoliamo imprese e autonomi, potrebbero chiudere per sempre la loro attività.
A fronte di tutto ciò, registriamo l’apertura di 85.000 imprese.
Un fenomeno non in grado di compensare le chiusure ma che è assolutamente positivo per il sistema per il sistema paese.
E se per le aziende già esistenti, che soffrono il periodo emergenziale da più mesi, sono stati introdotti una serie di misure (che non sono bastate a colmare la mancanza di ricavi), per quelle nuove c’è bisogno di altro per essere assistiti nel loro percorso di crescita.
Oltre l’irrinunciabile vaccino sanitario, c’è bisogno del vaccino economico. Un vaccino non fatto di indennizzi – come quello che abbiamo visto fino ad oggi con scarsi risultati – ma un qualcosa che le renda forti da poter fronteggiare legalmente la burocrazia e il Fisco.
E quale potrebbe essere questo vaccino?
Il vaccino, come sai, è qualcosa di riconosciuto dalla legge. Per cui, se stessi pensando che il vaccino potrebbe essere qualche sotterfugi, tipo il mancato invio di qualche comunicazione o l’utilizzo di fatture false per ridurre il peso delle tasse, sei fuori binario.
Ciò che può rendere la vita migliore alle 85.000 imprese – alle intemperie del Fisco e della burocrazia – si chiama pianificazione fiscale.
La pianificazione fiscale è quella tecnica mediante la quale vengono utilizzate una serie di strumenti, assolutamente leciti, per ridurre l’impatto del Fisco sulla propria attività.
Una soluzione in grado di dirti, anticipatamente, quante tasse andrai a pagare così da poter piancificare le spese ed evitare di restare senza liquidità (fondamentale sempre ma soprattutto nei periodi di crisi).
Se fino a ieri le soluzioni di pianificazione fiscale, costose ed elaborate, erano normalmente riservate alle multinazionali, oggi non più. E tutto questo grazie a Soluzione Tasse.
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