Incrementata la soglia di esenzione fiscale per i fringe benefit erogati ai dipendenti per tutto il 2022. Ma come funziona il bonus 3000 euro, come utilizzarlo in maniera fiscalmente inattaccabile e quali sono i vantaggi che l’azienda può trarre da questo strumento? Scopriamo di più.
Bonus 3000 euro: che cos’è?
Continuano gli aiuti verso imprese e lavoratori per fronteggiare la profonda crisi che sta attanagliando il nostro paese e il mondo intero da due anni a questa parte, prima con la pandemia e ora con i problemi energetici.
Il quarto decreto aiuti, nominato appunto decreto Aiuti quater, ha aumentato la soglia di esenzione fiscale dei fringe benefit erogati ai dipendenti. Possiamo parlare di un vero e proprio bonus, dal valore di 3000 euro, che non viene toccato in alcun modo dall’imposizione fiscale. E viene erogato a titolo di fringe benefit.
Il fringe benefit è, in pratica, quella componente aggiuntiva alla normale retribuzione. Quindi parliamo di benefit erogati, in servizi o prodotti, direttamente dall’azienda al dipendente.
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Si tratta, dunque, di agevolazioni che le aziende possono erogare ai dipendenti per fronteggiare la crisi. Rientrano in questa categoria anche il rimborso in denaro per le bollette purché riguardanti immobili a uso abitativo del dipendente, del coniuge e dei suoi familiari. Possono rientrare nel bonus 3000 euro, tra l’altro, anche le spese singole effettuate per le bollette del condominio (anche in affitto se da contratto regolarmente registrato).
Il bonus, inoltre, è finalizzato anche a incentivare le aziende all’utilizzo massiccio del welfare. Uno strumento fondamentale oggi, ma necessario sempre per ridurre il costo del lavoro e migliorare il clima di vita aziendale.
Bonus 3000 euro: attenzione al superamento della soglia stabilita
Attenzione però, perché ci sono due elementi da considerare per evitare di avere problemi con l’Agenzia delle Entrate:
- il tempo, è possibile beneficiare del bonus solo per il 2022 e per i redditi erogati fino al 13 gennaio 2023;
- il limite del bonus, perché il superamento della soglia significa subire la tassazione sull’intero importo del benefit. A chiarire questa situazione era stata la stessa Agenzia delle Entrate con la circolare numero 35 del 4 novembre 2022 con riferimento al bonus dipendenti fino a 600 euro.
Dunque, come per ogni agevolazione ci devi andare cauto, perché l’errore è sempre dietro l’angolo, soprattutto quando si tratta di operazioni fiscali.
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Bonus 3000 euro: il compito dell’azienda qual è?
Le imprese devono predisporre delle piattaforme per consentire ai propri dipendenti di poter beneficiare di questi beni e servizi. Che possono essere voucher o altri tipi di agevolazioni.
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Nel caso in cui il bonus venga utilizzato per finanziare il pagamento delle bollette dei dipendenti, è necessario che il lavoratore presenti una documentazione che attesti l’effettivo consumo energetico. A seguire, lo stesso lavoratore deve presentare un’ulteriore documentazione nella quale assicura di non aver beneficiato di alcuna agevolazione simile, presso altre aziende.
Bonus 3000 euro: è obbligatorio?
Il bonus non è obbligatorio. Spetta all’azienda stabilire se erogarlo o meno, in fondo è lei a mettere i soldi. Mentre lo Stato, a sua volta, garantisce la detassazione di queste somme di denaro sia per l’azienda che per il dipendente.
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Il bonus è assegnabile ai dipendenti per il periodo d’imposta 2022 e fino ai redditi erogati al prossimo 13 gennaio 2023. Questo è quanto stabilito, almeno per ora, al fine di evitare che tale bonus vada a concorrere alla formazione del reddito dei dipendenti. Se cambierà qualcosa con la prossima Legge di Bilancio ancora non è dato sapere.
Bonus 3000 euro: i vantaggi per l’azienda
Nonostante non sia obbligatorio, il vantaggio fiscale dell’utilizzo del bonus non riguarda solo i dipendenti, che possono così avere uno strumento in più per pagare le bollette, ma anche le aziende.
Un vantaggio che si concretizza con la riduzione della base imponibile sulla quale vengono calcolate le imposte a debito.
E questo perché succede?
Perché per l’azienda questi 3.000 euro di fringe benefit sono costi. Ma costi buoni (visto il motivo per il quale sono stati sostenuti), perché:
- se l’impresa avesse voluto erogare queste somme come retribuzione sarebbe stata costretta a spendere il doppio, almeno!
- Possono essere dedotti e quindi ridurre la base imponibile sulla quale viene calcolata la tassazione.
Tuttavia, devi sapere che, oltre ai fringe benefit, per ridurre la pressione fiscale della tua azienda hai a disposizione altri strumenti.
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