Il rischio d’impresa è la base sulla quale si fonda l’attività imprenditoriale. Un pericolo che, durante i periodi di crisi, raddoppia. Ma è la strategia con la quale viene affrontato e superato che trasforma la negatività in opportunità, soprattutto quando le difficoltà, per cause esterne, sono molteplici.
Che cos’è il rischio d’impresa
Il periodo di crisi che stiamo vivendo, dovuto alla pandemia e alla situazione internazionale, purtroppo, mette a rischio la vita di molte aziende. Dai dati Cerved, infatti, sarebbero più di 100.000 le aziende a rischio fallimento.
La gestione di un’azienda, come sappiamo, non è un’operazione semplice, soprattutto nei momenti di difficoltà. La paura di non sollevarci più è sempre dietro l’angolo, purtroppo. Il rischio d’impresa, tuttavia, è alla base di qualsiasi attività (anche nei momenti in cui tutto viaggia a gonfie vele), che sia di grandi o modeste dimensioni, o che abbia a disposizione risorse finanziarie solide.
L’azienda, come complesso di beni o asset raggruppati dediti alla creazione di valore, è un soggetto giuridico in continua evoluzione. Può creare profitto, ma anche perdite. Il risultato, negativo o positivo che sia, infatti, dipende da circostanze che è impossibile controllare ma anche da alcune scelte imprenditoriali.
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Il concetto di rischio d’impresa, dunque, fa riferimento a tutti quegli avvenimenti che possono:
- alterare l’andamento aziendale,
- causare perdite e
- mettere in pericolo l’azienda e l’imprenditore stesso.
In altri termini, parliamo di elementi o fattori, esterni e interni, che influenzano i risultati dell’azienda.
Ogni attività, pertanto, è sempre in pericolo.
Come si scompone il rischio di impresa?
Il rischio d’impresa è un concetto astratto ma non generico. Infatti, è possibile distinguerlo nelle seguenti tipologie:
- rischio economico, strettamente collegato all’andamento dell’azienda tanto da incidere sui costi e i ricavi dell’impresa (mancanza di entrate dovute alla non vendita di un prodotto, o costi maggiori rispetto ai ricavi);
- rischio sociale, legato a fattori esterni all’azienda (pandemia o guerra) che mettono in pericolo la tenuta dell’azienda stessa;
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- rischio finanziario, incide direttamente sulla liquidità dell’impresa ed è legato all’equilibrio o eventuale squilibrio (mancanza di denaro per pagare fornitori o tasse) tra entrate e uscite monetarie;
- rischio politico, legato a fattori e decisioni intraprese dal Governo o dal mondo politico in generale (come aumento delle tasse o eventuali restrizioni degli ultimi anni);
- rischio patrimoniale, incide direttamente sul patrimonio aziendale e, in alcuni casi, anche su quello personale dell’imprenditore.
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Come affrontare il rischio d’impresa
Proprio per quanto riguarda il rischio patrimoniale, il sistema economico italiano, e in particolare quello del Fisco, nella loro complessità, offrono la possibilità di poter scindere le due figure:
- imprenditore
- e attività imprenditoriale.
Una scissione che consente di eliminare o quantomeno alleviare il rischio patrimoniale (con un occhio vigile sul patrimonio personale).
La scissione tra imprenditore e impresa nel nostro ordinamento è garantita da un’unica forma giuridica: la srl, società a responsabilità limitata. Nella srl, infatti:
- il patrimonio personale è sempre distinto da quello aziendale;
- i soci rispondono dei debiti contratti dalla società nei limiti del capitale sottoscritto.
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La srl, tuttavia, è solo un primo passo per limitare il rischio d’impresa dell’imprenditore, e in particolare dal pericolo patrimoniale.
Il secondo passo, infatti, è avviare un processo di pianificazione fiscale e patrimoniale che consenta di definire lo strumento di protezione da affiancare alla srl. Una scelta che dipende dalle esigenze aziendali e personali, ma anche dalle problematiche che l’impresa deve affrontare nel suo percorso di crescita.
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- tutelare il patrimonio aziendale e la salvaguardia del passaggio generazionale per mettere la propria ricchezza al riparo dai possibili creditori (che possono essere Fornitori, Banche e soprattutto Fisco);
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