PMI

Come funziona il Social lending?

di Soluzione Tasse
6 Ago, 2018
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    Uno degli strumenti di finanziamento che le micro e piccole medie imprese, in un periodo in cui il mercato creditizio stenta a fornire credito, utilizzano, con lo scopo di reperire liquidità, è il crowdfunding.

    Con il crowdfunding inoltre è possibile realizzare prestiti tra privati, ricompensati con il pagamento di interessi ed effettuati per il tramite di piattaforme on-line (c.d. modello di “social lending” o “peer to peer lending”).

    Si definisce Social Lending un prestito tra privati mediante l’utilizzo di una piattaforma on-line.

    Questa modalità di prestito è caratterizzata dallo sviluppo di una comunità, quindi una piattaforma specializzata, dove, sia coloro che richiedono il prestito, ossia i richiedenti, che quelli che prestano il proprio denaro, ossia i prestatori, possono interagire fra di loro, senza l’ausilio di alcun intermediari.

    Il meccanismo del Social Lending è caratterizzato, quindi, dalla presenza di tre elementi ben distinti:

    • il richiedente, colui che cerca un prestito on line;
    • il prestatore, colui che finanzia un progetto;
    • la piattaforma lending, luogo di incontro tra domanda e offerta.

    L’incontro tra domanda ed offerta, è facile da capire, avviene su una piattaforma lending che deve essere sicura, così da incentivarne l’utilizzo, perché la sua funzione non è altro che quella di mettere a contatto chi ha bisogno di denaro e chi è intenzionato ad investire e, ovviamente, l’investitore tende ad utilizzare la piattaforma più sicura.

    In buona sostanza, possiamo definirlo come un canale di credito alternativo al classico canale bancario.

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    Questa nuova formula di credito, naturalmente evoluta in maniera esponenziale, rappresenta un ritorno al passato, ovvero quando la gente usava, per ovvie ragione, prestarsi denaro tra di loro, evitando, così, l’accesso al credito bancario, non sempre accessibile. Rispetto al passato, oltre all’utilizzo della tecnologia, vi è un’altra differenza sostanziale: in passato si prestava denaro, tra persone, per via di un rapporto basato sulla fiducia, ora si presta denaro, quindi si investe, se si crede in un progetto.

    Attraverso la Legge di Bilancio 2018, sono state apportate importanti modifiche riguardo questo specifico settore di erogazione credito. Pertanto, con la predetta normativa, gli interessi derivanti da investimenti in prestiti erogati da privati a privati, Peer to Peer Lending (P2P), vengono tassati attraverso l’applicazione di una ritenuta alla fonte a titolo d’imposta nella misura del 26%.

    Tali modifiche fanno riferimento all’articolo 1 della Legge di Bilancio 2018 ed, in particolare, ai comma 43 e 45, che vanno ad integrare l’articolo 44 del TUIR, attraverso l’introduzione della lettera d-bis), e stabilendo, pertanto, che i prestiti tra privati sono soggetti all’applicazione ritenuta alla fonte a titolo di imposta con l’aliquota al 26%. Tassazione applicata a partire da gennaio 2018. L’imposta è operata direttamente da quei soggetti che si occupano della gestione della piattaforma on line, soggetti gestori, su tutti quei redditi di capitale che vengono erogati nei confronti di persone fisiche. Così agendo, i soggetti gestori, fungono da sostituto d’imposta.

    Conseguentemente, questi redditi, ovvero gli interessi derivanti da tali prestiti, verranno tassati come strumenti finanziari, eliminando così, l’aliquota marginale, che viene applicata sui quei redditi definiti personali. Pertanto, tutte le persone fisiche che percepiscono redditi di capitale, non saranno più soggetti ad IRPEF.

    La nuova tassazione andrà ad avvantaggiare soprattutto i soggetti con redditi elevati: chi superava i 75 mila Euro di reddito dichiarato, prima doveva versare il 43%, ora solo il 26%, Quindi un notevole risparmio.

    Alla luce di tutto ciò, possiamo desumere che, con riferimento al periodo d’imposta 2017, tali proventi sono assoggettati ad aliquota IRPEF. Dall’1 gennaio 2018, invece sono soggetti a ritenuta nella misura del 26%.

    Gli interessi relativi al periodo d’imposta 2017 andranno indicati nel Modello Redditi 2018. Pertanto, all’interno della dichiarazione 2018 andranno indicati nel quadro RL, rigo RL2 spuntando il codice 1. Nel modello 730 andranno indicati, invece, nella prima sezione del quadro D.


    Dunque, vista l’introduzione della ritenuta a titolo di imposta, in sede di dichiarazione dei redditi, questo sarà l’ultimo anno che che tali interessi vengono indicati, appunto, in dichiarazione.

    Oltre al vantaggio relativo alla tassazione, vi è un altro molto importante, ovvero i tassi di interesse, che risultano essere inferiori rispetto altre forma di richieste di credito. Quindi tassi più bassi per i richiedenti e interessi più alti per i prestatori.

    In conclusione, colui che effettua i prestiti tramite piattaforma on line, spesse volte, detiene una buona disponibilità liquida. Tuttavia, però, la normativa precedente tendeva a limitare la disponibilità ad investire mediante piattaforme di lending. Con l’introduzione della normativa vigente da quest’anno, dall’1 gennaio 2018, il mercato dei prestiti on line verrà stimolato notevolmente, incentivando ad investire sempre più a favore delle PMI.

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