In assenza della delibera prevendita, il pagamento del compenso amministratori, non è possibile collegarlo alla volontà dell’assemblea. L’unica in grado di determinarlo – se non già fatto quando l’amministratore è stato nominato – e renderlo un costo da dedurre per risparmiare tasse.
Attenzione a come utilizzarlo perché non sempre è deducibile poiché mancano alcuni requisiti. E la storia che stai andando a leggere ti spiegherà il perché.
Compenso amministratori: ottimo strumento di pianificazione
Il compenso amministratori è uno degli strumenti di pianificazione fiscale più utilizzati ed efficaci per ridurre il carico fiscale di una srl. É la somma di denaro che viene erogata all’amministratore della srl durante il proprio mandato.
Questa somma di denaro ha un doppio vantaggio. Infatti ti consente di:
- utilizzare i “soldi” della srl senza aspettare di dividere gli utili conseguiti;
- ridurre l’imponibile fiscale poiché per la società rappresenta un costo.
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La somma non può essere decisa a caso. Infatti il compenso amministratori deve essere stabilito dai soci della società tramite lo statuto o l’assemblea. In più, devi stare attento se decidi di variare la somma durante gli anni, perché non sempre è deducibile.
Perché non è sempre deducibile?
Il compenso amministratore deve rispettare i requisiti di determinabilità e certezza, altrimenti non può essere dedotto. Questo è quanto ha affermato la Corte di Cassazione con l’ordinanza n. 5763 del 3 marzo 2021 in merito all’accertamento arrivato ad una società.
Andiamo a vedere cosa è successo.
L’ordinanza fa riferimento ad una società che, tra il 2005 e il 2006, aveva erogato agli amministratori un compenso per una somma di circa 216.791 euro. Fin qua può sembrare tutto nella norma, non conoscendo la società, è facile crederlo.
In realtà qualcosa di strano c’è e adesso scoprirai il perché.
In pratica, il compenso amministratori erogato era ben più alto rispetto alla cifra deliberata nel 2003 dall’assemblea. All’epoca era stato determinato per una somma pari a 162.000 euro.
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Un aumento spropositato che, la società, aveva avvallato tramite i soci in sede di approvazione del bilancio d’esercizio. Come se non bastasse, nel 2007, arriva anche la conferma da parte dei soci in assemblea.
Quindi tutto normale? No. Negli anni, infatti, ha ricevuto un avviso di accertamento. Nello stesso, l’Agenzia delle Entrata, gli veniva contestata la deduzione di una cifra pari a:
- 54.791,20 euro per l’anno 2005;
- 54.778 euro per l’anno 2006.
Somme che, stando all’Agenzia delle Entrate, non potevano essere dedotti, quindi non inerenti all’attività d’impresa. La società, però, facendo ricorso all’avviso di accertamento, aveva vinto e quindi poteva dedurre queste somme.
A mettere nuovamente il freno a tutto è stata la Corte di Cassazione con una conclusione diametralmente opposta riprendendo quanto detto attraverso la sentenza delle Sezione Unite n. 21933/2008.
La sentenza dice che, per quanto riguarda il reddito d’impresa, non è possibile dedurre un costo come il compenso amministratori – perché questo rappresenta e, come tale, riduce la base imponibile su cui pagare le tasse – deliberato invalidamente durante l’approvazione del bilancio.
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Certezza e determinazione: solo così puoi dedurre
E questo perché? Perché, sostanzialmente, non risponde a due requisiti: certezza e determinazione della spese (articolo 109 Tuir).
Per tale motivo, la somma compenso amministratori può essere dedotto e utilizzato come strumenti di pianificazione fiscale quando la somma è stata stabilita:
- nel momento in cui è stato nominato l’amministratore
- deliberato dall’assemblea.
Ricorda: è necessaria la delibera solo quando la somma del compenso non è stato determinata all’atto di nomina dell’amministratore. Tuttavia, come detto, nel 2007 vi era stata una delibera assembleare che però non è sufficiente per la Corte.
Per quest’ultima, non è stato seguito e validato il procedimento di formazione della volontà della società. Insomma, si è arrivati ad una volontà non proprio legittima.
Per questi motivi, la somma del compenso amministratori, non è deducibile. Come tale va restituita e, allo stesso tempo, pagare le tasse su quei costi che prima erano stati sottratti dal reddito imponibile della società.
Escluso, inoltre, il rischio di doppia imposizione. Ne diviene che, nonostante l’indeducibilità, non significa tassare due volte, ma solo la parte che non può essere dedotta perché si tratta di una somma non certa.
Non è l’unico strumento che puoi utilizzare
Purtroppo, stando ai dati del ‘Paying Taxes 2020’ il carico fiscale ha raggiunto il 59,1% degli utili. Un’enormità, tant’è che molti imprenditori, per ridurre il peso del Fisco, utilizzano questi strumenti in maniera errata: per mancanza di conoscenza della materia o per fare i furbi?
Per abbattere il carico fiscale, devi utilizzare il compenso amministratore in maniera corretta e legale: fare la fine della suddetta società è un rischio che non devi correre.
Devi sapere, inoltre, che questo è solo uno dei tanti strumenti che puoi utilizzare per ridurre le tasse.
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