Da 1.000 a 10.000 euro per il settore più colpito dall’emergenza economico sanitaria. Pronto il contributo a fondo perduto per la ristorazione e per tutta la filiera alimentare nazionale. Il denaro erogato, infatti, dovrà essere utilizzato per l’acquisto di prodotti alimentari made italiani certificati.
L’obiettivo della misura a fondo perduto è cercare di risollevare il turismo e la ristorazione – settori più colpiti dal lockdown. Vediamo a chi spetta, a quanto ammonta e, soprattutto, cosa rischia chi non ne ha diritto ma lo richiede lo stesso.
Contributo a fondo perduto ristorazione: a chi spetta?
Il contributo a fondo perduto per la ristorazione spetta ai soggetti che svolgono attività di ristorazione e somministrazione. In particolare, spetta alle attività aventi i seguenti codici ATECO:
- 56.10.11 ristorazione con somministrazione;
- 56.10.12 attività di ristorazione connesse alle aziende agricole;
- 56.21.00 fornitura di pasti preparati;
- 56.29.10 mense;
- 56.29.20 catering continuativo su base contrattuale;
- 55.10.00 somministrazione di cibo.
Se la tua attività rientra in uno dei codici appena detti puoi richiedere il contributo a fondo perduto. Il denaro erogato dovrà utilizzato per acquistare prodotti agroalimentari e vitivinicoli, appartenenti alle filiere agricole e alimentari italiane, inclusi D.O.P. e I.G.P.
Al contributo non possono accedere tutte le imprese del settore ristorazione ma solo se il fatturato e/o i corrispettivi da marzo a giugno 2020 sono inferiori del 25% rispetto a quelli da marzo a giugno 2019.
Nota bene – Non è richiesta alcuna riduzione del fatturato per le attività avviate a partire dall’1 gennaio 2019.
Riassumendo, per usufruire del contributo le imprese dovranno verificare che:
- fatturato/corrispettivi marzo aprile maggio giugno 2020 siano inferiore del 75% del fatturato/corrispettivi di marzo aprile maggio giugno 2019.
Come devi ottenere il contributo?
Se sei interessato a questo contributo (probabilmente si!) visto il periodo critico che stiamo vivendo, dovrai presentare un’istanza (secondo le modalità che verranno stabilite con successivo decreto).
I ritardi non mancano e, purtroppo, rischiano di compromettere la sopravvivenza di molte imprese del settore, in virtù anche della seconda ondata della pandemia che ci sta già colpendo.
Per la richiesta del contributo hai 2 possibilità:
1. registrarti on line sulla Piattaforma della ristorazione e fare la domanda;
2. oppure recarti in uno degli sportelli di uno dei soggetti identificati come concessionario convenzionato e presentare la richiesta di accesso al contributo.
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Fondo perduto: a quanto ammonta?
Il contributo ti verrà erogato attraverso il pagamento:
– del 90% nel momento in cui viene accettata la domanda, presentando i documenti fiscali certificanti gli acquisti effettuati. Anche senza ricevuta, in alcuni casi, però attraverso un’autocertificazione che attesti il rispetto dei requisiti per poter ricevere il contributo.
– il restante saldo pari al 10% verrà erogato a seguito della presentazione della ricevuta di pagamento effettuata con modalità tracciabile (carta di credito, bonifico, ecc.).
Nota importante: il contributo non concorre alla formazione della base imponibile delle imposte sui redditi (Ires e Irpef) e Irap. Quindi, su questo denaro in più non andrai a pagare nessuna tassa aggiuntiva.
Attenzione: se non hai diritto rischi grosso!
A vigilare sul rispetto dei requisiti e sulla veridicità dei contributi erogati spetta al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali che – con l’aiuto dell’Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari (ICQRF).
Se richiedi il contributo e ti viene erogato, pur non avendo diritto, oltre a doverlo restituire, sarai punito con una sanzione pari al doppio del contributo non spettante. L’ammontare della sanzione, tra l’altro, è elevato a 8.000 euro.
La restituzione del contributo e il pagamento della sanzione devono essere effettuati con modello F24 senza possibilità di compensazione con crediti. Tutto deve avvenire entro 60 giorni a decorrere dalla data di notifica dell’atto di intimazione alla restituzione del contributo erogato e dell’ordinanza ingiunzione di pagamento della sanzione.
Superti questi giorni e in caso di mancato pagamento procede all’emissione dei ruoli di riscossione coattiva.
Dunque, lo Stato, soprattutto in questo periodo, con tutti i ritardi e errori fatti, tende lo stesso a porgere la mano all’impresa ma un minimo errore può costare veramente caro.
E questo perché? Perché per evitare di pagare tasse, si cerca sempre di fare fatture false e questo può compromettere il calcolo della riduzione del 25% (condizione necessaria). Pensi di avere subito la riduzione del fatturato, ma in realtà no, perché magari quella fattura non esiste.
Per cui, meglio avere una contabilità perfetta, fiscalmente inattaccabile, perché per pagare meno tasse, le strategie che devi usare sono ben altro: devi affidarti a professionisti specializzati nel risparmio fiscale, non violare le leggi.