Si intensificano i controlli dell’Agenzia delle Entrate sulle partite Iva. Oltre ai classici controlli – automatici e formali – il Fisco ha il potere di spiare i profili e post Facebook, Instagram e Twitter, per verificare se lo stile di vita è conforme con quanto dichiarato.
Non da ultimo, in un recente caso, attraverso l’utilizzo di alcune immagini prese da Google Street View, un’azienda è stata scoperta a non pagare l’imposta sulla pubblicità per ben 4 anni.
I classici controlli che l’Agenzia delle Entrate che effettua sulle partite Iva possono essere di due tipi e vengono utilizzati per verificare se c’è corrispondenza tra quello hai dichiarato e quello che realmente hai fatturato.
2 diverse tipologie di controllo sulle partite Iva
Stiamo parlando dei controlli automatici e quelle formali – controlli tipici, perché, per stare a passo dei tempi che cambiano, oggi il Fisco può utilizzare altri metodi per spiare la tua attività e capire se dichiari tutto o hai fatto il furbo.
I controlli automatici, lo dice la parola stessa, consistono nell’analisi automatizzata della dichiarazione dei redditi. Sono finalizzati a verificare la corrispondenza dei dati dichiarati.
Ad esempio, l’Agenzia delle Entrate effettua controlli per verificare se sono stati pagati tutti gli F24 a carico delle partite Iva. Oppure verifica se ci sono inesattezze nei calcoli e, se ci sono, procede al ricalcolo della maggiore imposta da versare.
O magari ancora hai portato in detrazione dei costi che non potevi detrarre.
Ai controlli automatici si aggiungono poi i controlli formali, effettuati dall’Agenzia delle Entrate su un numero selezionato di contribuenti. In questo caso ti verranno richiesti una serie di documenti per verificare se ciò che hai dichiarato è corretto oppure no.
Se la documentazione richiesta non è sufficiente per provare che i calcoli sono giusti – che è corretto quanto dichiarato – sei costretto a versare l’imposta che, erroneamente, hai occultato dichiarando di meno.
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Non solo Facebook e Instagram, anche Google Street View
Nell’ottica di un contrasto all’evasione sempre maggiore, l’Agenzia delle Entrate effettua controlli a tappeto anche i nostri profili social: che sia Facebook o Instagram. Non da ultimo, anche Google Street View è diventato oggetto di controllo.
Si, proprio Google Street View.
Il caso riguarda un’azienda di un comune abruzzese – Pineto per l’esattezza – beccata dall’Agenzia delle Entrate e accusata di non aver pagato la tassa di pubblicità per quattro anni.
Sembrerà una cosa strana ma la scoperta è avvenuta proprio grazie alle foto scaricate da Google Street View. In queste immagini si vedeva un veicolo con installato un cartellone pubblicitario dell’azienda.
L’azienda ha cercato invano di difendersi, contestando che non fosse possibile utilizzare queste: la Cassazione ha respinto le obiezioni e facendo riferimento ad una circolare della Guardia di Finanza afferma che:
- è possibile utilizzare qualsiasi elemento utile non risultante dalla banca dati con lo scopo di acquisire ogni elemento utile per sottoporre a controllo il contribuente e la sua attività esercitata.
A volte si sbaglia altre volte invece si cerca di fare i furbi ma sperare di non essere beccati dal Fisco è molto difficile: oggi ha pieni poteri. È vero, il carico fiscale è elevato e, stando ai fatti, dovrebbe aumentare ancora nel 2020 ma pensare di ridurre le tasse occultando il Fisco è l’errore più grande che tu possa fare.
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