Beni mobili, immobili, conto correnti: quali beni sono a rischio di pignoramenti per chi non ha provveduto a saldare il conto delle cartelle esattoriali o dei propri debiti?
Finito lo stato di emergenza (fissato ad ottobre), dal 15 ottobre il Fisco torna all’attacco degli italiani attraverso una serie di operazioni di pignoramento. Vediamo ora quali sono e se c’è una strategia a difesa dei tuoi beni.
Pignoramenti: cosa sono?
I pignoramenti sono atti che danno il via ad un vero e proprio processo di espropriazione forzata. Il pignoramento è, infatti, il primo atto esecutivo finalizzato a vincolare determinati beni del debitore per soddisfare il credito del creditore che ne ha diritto.
Il pignoramento è di fatto un vincolo giuridico sul valore dei beni, ma non verso la fruizione. Chi si è visto recapitare a casa o in azienda un atto di pignoramento, ha la facoltà ancora di disporre del bene pignorato con determinati limiti, ovvero, non può adottare comportamenti che lascino intendere la volontà di sottrarre distruggere odeteriorare il bene oggetto di pignoramento.
Nel nostro ordinamento sono previsti diverse tipologie di pignoramento, in relazione al bene oggetto di esecuzione forzata:
- pignoramento immobiliare, avente ad oggetto i beni immobili;
- pignoramento mobiliare, avente ad oggetto cose mobili (vi rientra, ad esempio, il pignoramento autoveicoli);
- pignoramento presso terzi, avente ad oggetto crediti o beni del debitore che sono nella disponibilità del terzo (ad esempio il pignoramento conto corrente).
Dunque il pignoramento immobiliare è l’atto che da il via all’espropriazione nel quale si ordina di non poter più sottrarre l’immobile al procedimento forzato. il pignoramento mobiliare è l’atto che da il via all’espropriazione nel quale si ordina di non poter più sottrarre i beni mobili indicati al procedimento forzato. E infine, quello identificato come presso terzi, è l’atto che da il via all’espropiazione su crediti del debitore verso terzi come ad esempio conti correnti e stipendio. Ma anche beni mobili o immobili che sono detenuti presso terze persone. Nell’atto c’è indicata l’ingiunzione a non sottrarre i beni, l’importo, l’initmazione al terzo di non disporne senza previo consenso del giudice e un’invito a comparire presso il giudice stesso.
Insomma, se non provvedi al pagamento del debito scaturito, puoi essere oggetto di uno dei tre tipi di pignoramenti e ti possono prendere uno dei beni appena citati.
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Pignoramenti: cosa succede dal 15 ottobre 2020?
La fine dello stato di emergenza Covid coincide con la tregua concessa dal Fisco per tutti coloro che non saldato il conto delle cartelle esattoriali. Il 15 ottobre, infatti, segna il termine ultimo (salvo ripensamenti) per il quale vige il divieto di notificare cartelle di pagamento.
Insomma, già dal 16 ottobre, gli accertamenti esecutivi di Agenzia Entrate-Riscossione riprenderanno ad essere notificati. Non solo, la stessa data segna anche il via libera alle ingiunzioni fiscali emesse dagli Enti locali (Regioni e Comuni, su tributi propri – bollo auto, Imu o Tari).
Ma non è tutto (ovviamente!): dal 15 il Fisco riprende tutte le attività di riscossione forzosa a sfavore di quei contribuenti che non hanno onorato i propri debiti. Riprende, di fatto, la stagione dei pignoramenti.
Cos’è a rischio di pignoramento dal 15 ottobre per l’imprenditore?
Se per il cittadino privato, può essere pignorabile il reddito ad un massimo del 20% del loro importo totale. La stessa cosa non si può dire per i redditi legati ad un’attività imprenditoriale o autonoma.
Ma andiamo per ordine.
Lo stipendio mensile, ad esempio, non può essere confiscato per più di un quinto quando il totale del reddito è superiore a 5000 euro, un settimo per un reddito compreso tra 2500 e 5000 euro. Infine un decimo se il reddito è inferiore a 2500 euro.
Soggetto a pignoramento è anche il conto corrente su cui viene accreditato lo stipendio, ma sempre fino ad un certo limite: 1.379,49 euro.
Diverso il discorso per i redditi legati ad un’attività imprenditoriale, i quali potranno essere interamente pignorati in caso di debito.
Beni non soggetti a pignoramento: quali sono?
Non pagare non significa che il Fisco o i creditori in generale possono pignorare tutto: ci sono alcuni beni che non possono essere toccati.
Il Fisco, a differenza di altri creditori, come le banche, non può pignorare la prima casa. E questo succede quando, la stessa, risulta essere l’unico immobile di proprietà del debitore e, di conseguenza, coincide con la residenza e viene adibita a sua abitazione.
Questo divieto non è sempre valido. Infatti, per non essere oggetto di pignoramento, quindi salvo, l’immobile non deve far parte della categoria considerata lusso (ad esempio immobili accatastati nelle categorie A1, A8 e A9).
Niente paura anche per quanta riguarda i beni di prima necessità i quali sono tutti salvi (come ad esempio letti, frigoriferi, lavatrici, tavoli, armadi, biancheria, abiti e stoviglie). Nonostante tutto, il Fisco, dimostra anche una certa dose di clemenza.
In merito all’autovettura, questa è salva, qualora sei in grado di dimostrare che la stessa è un bene strumentale. Quindi deve essere utilizzata per l’esercizio dell’impresa, del negozio o dello studio professionale.
Sempre restando nell’alveo dei beni strumentali, i beni necessari all’attività di impresa non sono sempre pignorabili. O meglio, lo sono, ma entro i limiti di un quinto stando alla disposizioni dell’articolo 62 del Dpr 602/1973
Salvi anche gli animali domestici. Esclusi invece, quindi oggetto di pignoramento, gli animali allevati per fini produttivi, alimentari o commerciali, i quali vengono considerati fonte di reddito.
Esiste un strategia per difendersi dai pignoramenti?
Evitare di essere oggetto di pignoramento, ma ancor prima, essere destinatario di cartelle esattoriale è possibile. Non esiste una vera soluzione per evitare un pignoramento (se non paghi, il Fisco o il creditore generico, esige di diritto ciò che gli tocca servendoti un conto molto salato).
Agire nel rispetto delle regole è la strategia: non è necessario e non è una soluzione evadere le tasse, perché ci sono degli strumenti per ridurre il carico fiscale senza ricorrere all’evasione.
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