Frode fiscale: stai mettendo in pericolo te e anche la tua famiglia?

di Soluzione Tasse
28 Ott, 2020
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    Farsi aiutare dai parenti nella gestione dell’azienda è una situazione da tenere ben sotto controllo. Molto spesso, infatti, viene rilevata la presenza di alcune fatture false per creare dei costi inesistenti per pagare meno tasse. 

    Tu magari non lo sai, e quando lo scopri inizi a chiederti: di chi è la colpa? Anche i parenti possono essere accusati di frode fiscale?

    La giurisprudenza è intervenuta, dando una risposta chiara, per stabilire quando il parente può essere configurato come esecutore operazioni illecite e quindi accusabile di frode fiscale.

    Frode fiscale: sei sicuro di operare nel rispetto della Legge?

    Il reato di frode fiscale si verifica quando, per pagare meno tasse – quindi evadere le imposte sui redditi (Irpef o Ires) o l’Iva – un soggetto inventa costi fittizi (non esistono) e li indica nelle rispettive dichiarazioni annuali.

    Il reato si configura grazie all’utilizzo di fatture, ma anche altri documenti, relativi ad operazioni inesistenti (hai fatturato ad un soggetto diverso da quello che ha preso realmente parte all’operazione economica) – o che possono esistere, ma in parte (hai gonfiato l’importo di un’operazione avvenuta davvero). 

    Oppure sono operazioni false, totalmente inventate e mai esistite.

    Ad esempio, è falsa la fattura che attesta che hai riparato un’auto appartenente all’azienda ma in realtà la riparazione è stata effettuata sulla tua auto privata. Oppure l’automezzo appartiene davvero alla tua azienda ma nella fattura vengono gonfiati i costi rispetto a quelli sostenuti, per abbattere la base imponibile da tassare.

    Chi concorre al reato di frode fiscale?

    Nei reati tributari, il concorso di persone, è disciplinato in maniera particolare rispetto a quanto previsto per i reati comuni. 

    Facendo un’eccezione a quanto è stabilito dal Codice Penale, la norma stabilisce che, chi emette fatture per operazioni inesistenti (e chi partecipa al reato) non viene punito per frode fiscale, mentre chi utilizza queste fatture false (e chi partecipa con quest’ultimo) non è punibile in concorso con il soggetto che le ha emesse. 

    Questo per evitare una duplice punizione ai danni dello stesso soggetto per condotte nel concorso del reato di evasione fiscale. In questo modo, le sanzioni per illecito vengono additate in maniera autonoma ed evitando duplice pene.

    Quanto alle sanzioni, sono state ampiamente inasprite per frode fiscale: si da un minimo di 4 anni fino al massimo di 8 anni. Se l’ammontare delle imposte evase è inferiore a 100.000 euro la pena è compresa tra 1 anno e 6 mesi a 6 anni.

    Leggi anche: Più difficile evitare il carcere per chi evade le tasse – pene fino a 8 anni per evasione fiscale

    Medesime pene sono previste per i reati di emissione e utilizzazione di fatture false.

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    Frode fiscale: quando si viene condannati?

    La normativa in materia non basta per distinguere il grado di punibilità tra chi ha partecipato alla frode e chi no, tenuto conto dell’apporto dato per arrivare all’operazione inesistente.

    Un soggetto, per essere condannato, deve apportare un contributo materiale all’esecuzione del reato oppure deve aver partecipato moralmente, cioè avesse istigato colui che poi ha eseguito materialmente il reato. 

    Supponiamo che ci siano moglie, titolare della ditta, e il marito. Quest’ultimo convince la moglie ad emettere una fattura falsa per aiutare ad evadere un amico. In questo caso, si verifica un concorso penalmente rilevante: la moglie non voleva effettuare questa operazione ma è stata convinta dal marito.

    Stessa situazione se un figlio ottiene una falsa fattura per la madre in modo tale da abbattere le tasse. Da qui si deduce che vi deve essere un accordo tra più soggetti per arrivare a questa condizione.

    Nel reato di frode fiscale, regolarmente, risponde sempre l’imprenditore: titolare oppure rappresentante legale dell’impresa.

    Frode fiscale: quando i parenti possono essere accusati?

    Nell’illecito, però, potranno rientrare anche i parenti, in base al tipo di apporto dato per la realizzazione dell’illecito. Una sentenza della Cassazione, infatti, ha annullato la condanna per frode fiscale imposta al marito della moglie imprenditrice, poiché nell’azienda non aveva poteri di gestione della società, ma solo operativi.

    Nei fatti, si era accertato che, il marito, insieme al figlio, avevano partecipato all’emissione di fatture false e poi riportato le stesse in dichiarazione. La Suprema Corte, però, ricostruendo la vicenda ha evidenziato che non c’era alcuna prova volta a dimostrare la stabile coinvolgimento dei due soggetti

    I giudici, infatti, hanno sottolineato che, per essere accusati serviva un’attività gestoria abituale non occasionale, tale da poter attribuire al marito la qualifica di amministratore di fatto. Quindi non è sufficiente per addebitargli il reato.  

    Perché rischiare per pagare meno tasse se la soluzione lecita esiste?

    Ma perché rischiare e poi fallire – come successo all’impresa della sentenza sopra citata – se esiste una soluzione per vivere tranquillamente, far prosperare l’azienda e lavorare senza avere paura della tasse?

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