PMI

ISA: perché un algoritmo errato ti fa pagare di più?

di Soluzione Tasse
11 Dic, 2019
Tempo di lettura
( parole )

Conserva ora questo articolo!

Inserisci qui sotto il tuo nome e la tua email. Riceverai subito un'email, con un link per rileggere l’articolo tutte le volte che vuoi.

    Un algoritmo entra in azienda e dà un voto: se sei buono, sarai premiato altrimenti PUNITO. Questo è il compito degli ISA (Indici sintetici di affidabilità economica) che – dalla dichiarazione dei redditi di quest’anno – hanno sostituito gli Studi di Settore.

    Gli ISA nati per creare un dialogo continuo tra contribuente e Fisco ma da quando sono stati istituiti non hanno fatto altro che creare problemi ad imprenditori e professionisti: per un algoritmo errato, ti costringono a pagare di più del dovuto.

    Un voto ti dice se sei o meno affidabile

    Gli ISA sono uno strumento utilizzato dall’Agenzia delle Entrate per verificare che i ricavi dichiarati dalla tua attività siano congrui e coerenti con i parametri stabiliti dalla stessa. A differenza degli Studi di Settore – invece di scovare gli evasori – gli ISA servono a fornire un giudizio di affidabilità sul tuo comportamento fiscale. 

    Se sei affidabile vieni premiato, altrimenti no. Il giudizio consiste in un voto – calcolato mediante una media aritmetica – che va da un valore di sintesi compreso da 1 a 10:

    • se prendi un voto sotto al 6 l’Agenzia delle Entrate verrà a farti visita;
    • se è sopra l’8 puoi stare tranquillo.

    Con un punteggio tra l’8 e il 10 sei affidabile e hai diritto a dei premi; con un voto inferiore a 8 non sei affidabile e sei costretto ad adeguarti, ma per adeguarti devi pagare perché per un algoritmo sbagliato gli ISA danno un voto in pagella – quasi sempre – basso. 

    Un algoritmo sbagliato ti cambia la vita fiscale

    L’algoritmo che calcola la tua affidabilità serve a velocizzare le pratiche e fare accertamenti più mirati, ma in realtà fa altro: dare voti errati. Questo algoritmo utilizza come parametro gli Studi di Settore e i redditi degli ultimi 8 anni. Esemplificando: 

    • se una professionista che ha sempre dichiarato 70.000 euro e nel 2018 ha dichiarato 40.000 euro perché è andata in maternità diventa anomala.

    Stessa cosa succede con la società che – per ovvie ragioni – fattura di meno perché ha delle spese eccezionali.

    Paradosso:

    • se il libero professionista mai congruo con gli Studi di Settore oppure la società commerciale perennemente in perdita – ma sostanzialmente lavora in nero – prende 9 in pagella, perché non è consentito indicare i fattori che incidono sul reddito ma soltanto una nota.

    Morale della favola: il 50% delle partite IVA congrue con gli studi di settore, con gli ISA non lo sono.

    Richiedi la tua prima consulenza gratuita

    A farne le spese chi sarà?

    Gli ISA non tengono conto che non tutti gli imprenditori hanno utili certi e profitti altissimi: per gli ISA tutti gli imprenditori sono ricchi – anche chi non lo è. A causa di un algoritmo sbagliato – i voti dati fino ad ora – sono quasi tutti errati.

    Un sistema che dovrebbe garantire l’affidabilità fiscale di sei milioni di contribuenti italiani, soprattutto professionisti e piccole imprese, è errato! Questa è la dura realtà alla quale tu – che fai ogni sforzo per portare la tua azienda avanti – devi purtroppo sottostare.

    Agli ISA manca qualcosa di significativo – ma ovviamente non sappiamo di chi sia la colpa – perché non tengono in considerazione del fatto che la tua situazione fiscale può cambiare di anno in anno

    A farne le spese sei tu che ti vedrai bussare alla porta – in qualsiasi momento – l’Agenzia delle Entrate nonostante tu non abbia mai evaso, perché sai che per pagare meno tasse devi pianificare. 

    Gli ISA, purtroppo, non fanno assolutamente il lavoro per i quali sono stati chiamati. Quasi quasi – è dura dirlo – ma rimpiangiamo i vecchi ed odiati Studi di Settore che tanto ti hanno fatto pensa, ma anche ora la situazione non è delle migliori – anzi!

    Richiedi la tua prima consulenza gratuita

    Condivi l'articolo