Marchi+3: cos’è e perché non può essere definita un’agevolazione

di Soluzione Tasse
9 Set, 2020
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    Ogni azienda ha un nome che, se registrato, può essere utilizzato per ottenere vantaggi fiscali. Per aiutare e incentivare le imprese alla registrabilità del marchio il Mise (Ministero dello sviluppo economico), mette a disposizione una misura: Marchi+3.

    Un fondo perduto a favore delle imprese, dove però ci sono molti dubbi sulla sua valenza. Vediamo cos’è e perché non può essere definita un’agevolazione.

    Marchi+3: cos’è e come funziona?

    Il Mise, come annunciato, ha rifinanziato il fondo a favore delle privative industriali, nella fattispecie Marchi+3, con ulteriori 43 milioni di euro.

    Un misura straordinaria. Fin da subito è stata accolta con estremo entusiasmo dal mondo imprenditoriale. Prima di gridare “vittoria” è bene specificare di cosa si tratta e se davvero può essere utilizzata dalle imprese per registrare il marchio e beneficiare dei vantaggi fiscali derivanti dal suo utilizzo.

    Vediamo ora, brevemente, in cosa consiste questa misura.

    Attraverso la misura del Marchi+3, il Mise cerca di incentivare la registrazione di marchi europei (presso l’Ufficio dell’Unione Europea per la Proprietà Intellettuale) ed internazionali (presso l’Organizzazione Mondiale per la Proprietà Intellettuale). 

    La misura, erogata attraverso un fondo perduto, dovrà coprire le spese relative ai servizi specialistici acquisiti sostenuti dalle imprese italiane.

    Una delle prime negatività della misura è che rientra nel regime de minimis dell’Unione Europea ed è quindi soggetta alle limitazioni imposte in tema di aiuti di Stato volte  a favorire determinate imprese o la produzione di determinati beni.

    Ma su questa possiamo sorvolare: sono molte le agevolazioni limitate da questo regime.

    Le spese ammesse dal bando Marchi+3 riguardano le varie fasi del procedimento di registrazione. Tra queste, abbiamo le spese: 

    • di progettazione del marchio fatta da un grafico professionista;
    • di assistenza per il deposito del marchio curata da un consulente specializzato in proprietà industriale e iscritto all’Ordine dei consulenti in proprietà industriale o da un avvocato iscritto all’Ordine degli avvocati o da un centro PATLIB – Patent Library;
    • di ricerche finalizzate a verificare se il marchio da registrare esisteva già o meno, oppure se ci sono similitudini con uno già esistente sul mercato e registrato;
    • di assistenza legale per azioni di protezione del marchio in risposta ad eventuali azioni di opposizione che si possono verificare dopo che il è stato depositato con apposita domanda;

    Rientrano anche le tasse di deposito, tra le spese ammissibili.

    Il bando Marchi+3 offre un’agevolazione a fondo perduto pari all’80% delle spese ammissibili con limite di erogazione tra i 6.000 e 7.000 euro.

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    Chi può beneficiare e perché non è definibile agevolazione?

    A beneficiare sono le imprese che devono rispettare i seguenti requisiti

    • essere micro, piccola o media impresa
    • avere sede legale e operativa in Italia
    • essere iscritta nel Registro delle Imprese.

    Ed è proprio qui il nocciolo della questione che ci fa pensare che non può essere definita un’agevolazione a favore delle imprese. Registrando il Marchio come impresa, non è possibile beneficiare degli importanti vantaggi fiscali racchiusi dall’utilizzo del Marchio come persona fisica.

    La registrazione a nome dell’azienda non permette di beneficiare dei vantaggi fiscali derivanti dall’utilizzo del marchio. Per scoprire tutti vantaggi dell’utilizzo del marchio e delle Royaties segui il link: Marchio e royalties: sfrutta il logo della tua azienda e risparmia tasse.

    Il bando Marchi+3 possiamo definirlo come un non agevolazione. Una mezza trappola che ingolosisce le imprese a registrare il marchio aziendale a spese dello Stato, ingranando completamente i vantaggi fiscali per ridurre le tasse.

    Se lo registri con l’azienda come ti indurrebbe a fare l’agevolazione, poi non lo puoi usare per la pianificazione fiscale. Il marchio per essere utilizzato ai fini fiscali, e non solo, deve essere registrato come persona fisica, non come azienda. Solo in limitati casi può risultare conveniente..

    Altra cosa importante, è che non bisogna mai confondere nome e marchio. Ogni azienda ha un nome, ma ciò non significa che può essere sfruttato ai fini legali e fiscali. Per saperne di più, segui il link: Nome o Marchio registrato: la sottile differenza che ti risparmiare 15.000 euro l’anno.

    Purtroppo non è tutto oro quello che luccica. Bisogna capire quali sono le agevolazioni che ci favoriscono e quelle che invece sono delle vere e proprie trappole che a nulla servono alle aziende, soprattutto in un paese in cui le tasse sono elevatissime e, probabilmente, nemmeno in futuro scenderanno.

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