La sostituzione degli Studi di Settore con gli ISA (Indici sintetici di affidabilità economica) invece di rendere la vita più semplice ad imprese e professionisti ha solo complicato ulteriormente la situazione in fase di dichiarazione.
Gran parte degli imprenditori e professionisti coinvolti, videro il giorno della fine degli Studi di Settore come il giorno della liberazione, poiché l’introduzione degli ISA doveva far si che si instaurasse una sorta di dialogo tra contribuente ed Agenzia delle Entrate, visto che, fino ad ora, purtroppo, è mancato.
Considerato quello che stiamo assistendo in questi giorni, possiamo affermare, con estrema certezza, che, l’Amministrazione finanziaria, ad oggi, non è riuscita nel suo intento.
Basti pensare che, gli ISA, sono stati pubblicati quasi un mese fa, ovvero il 12 giugno 2019, e solo pochi giorni fa si scopre che sono totalmente sbagliati, bloccando tutto l’iter dichiarativo. Si attende, sperando che venga emanato al più presto l’aggiornamento del software, in modo tale da poter riprendere l’attività dichiarativa.
E, come se non bastasse, il termine dei versamenti previsto per il 30 giugno scorso, ha subito una serie di proroghe (tipiche del sistema tributario complesso italiano): dalla prima proroga del 22 luglio è stato poi fissato in maniera definitiva il termine (si spera che non succeda nient’altro) al 30 settembre 2019.
Ovviamente, in tutto questo caos a farne le spese chi sono? Come sempre, imprese e professionisti, ai quali non viene permesso di poter effettuare i versamenti delle imposte in maniera regolare come da dichiarazione.
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Ecco come funziona la proroga
Tornando alla data dei versamenti, ad essere sottoposti alla predetta proroga sono tutti i contribuenti soggetti agli ISA (quindi società di capitali, associazioni, società di persona ecc.).
Tale proroga, è bene sottolineare, vale sia per le imposte sui redditi (vale a dire IRES e IRPEF) ma anche per quanto riguarda l’IRAP e per tutti i contributi previdenziali derivanti dalla dichiarazione ed il saldo IVA 2018.
Pertanto, se decidi di effettuare i versamenti a settembre, in unica rata, non sarai soggetto alla maggiorazione dello 0,40% sull’importo da versare; tranne, ovviamente, per l’IVA.
Se invece effettui i versamenti in unica rata oltre questa data, però nell’arco di tempo che dal 30 settembre 2019 e fino al 30 ottobre 2019, lo puoi fare, però sei costretto ad applicare la maggiorazione dello 0,40% sull’intero importo.
E per chi decide di rateizzare?
Per fortuna, nonostante il caos delle continue proroghe (da qui alla fine dell’anno assisteremo ancora ad altre di vario genere), la procedura di rateizzazione viene confermata ugualmente. Quindi, ti viene concesso la possibilità di dilazionare i versamenti in più date, ma considerata la proroga al 30 settembre, la situazione non sarà ottimale e adesso andremo a vedere il perché.
Le rate, per pagare IRES, IRPEF e IRAP, infatti, passano da 6 a 3.
Considerato che, la prima rata è al 30 settembre:
- la seconda sarà il 16 ottobre 2019;
- la terza ed ultima il 16 novembre 2019 (che slitta al 18, poiché giorno 16 è sabato).
E tutto ciò cosa comporta? Il passaggio da 6 a 3 rate che, per forza di cosa, comporta la presenza di rate più pesanti rispetto a prima.
Avendo, oggi, solo 3 date disponibili, se prima il totale da versare era, ad esempio, 1200 Euro, avevi la possibilità di dilazionarli in 6 rate da 200 Euro ciascuna. Ora che sono solo 3, tenuto conto l’esempio di prima, le rate sono più pesanti: 1200 diviso 3 fa 400; quindi 400 Euro ciascuna e non più 200.
Praticamente succede che, quest’anno, le rate dei versamenti raddoppiano.
Ovviamente, per i contribuenti non soggetti agli ISA, la scadenza è rimasta invariata all’1 luglio. Gli stessi, inoltre, possono decidere di pagare anche oltre la data predetta ma entro 30 giorni dalla scadenza originaria, con il pagamento di una maggiorazione dello 0,40% da calcolare sull’importo dovuto.