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Quanto si pagherà di diritto camerale nel 2023?

di Redazione Soluzione Tasse
22 Dic, 2022
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    Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy ha stabilito le misure relative al versamento del diritto camerale dovuto dalle imprese per il 2023. Può essere pagato in misura fissa o in base al fatturato: vediamo quanto deve pagare ogni impresa e quando.

    Diritto camerale: cos’è?

    La nota n. 339674 dell’11 novembre 2022 dell’ex Ministero dello Sviluppo Economico ha stabilito tutte le misure relative al pagamento del diritto camerale alle quali devono attenersi le imprese per l’anno 2023.

    Il diritto camerale è quel tributo che ogni azienda versa alla singola Camera di Commercio iscritta o annotata nel Registro delle imprese. Così come pure tutti i soggetti iscritti al Rea (Repertorio delle notizie Economiche e Amministrative).

    L’importo da versare come diritto camerale può essere in misura fissa o commisurato al fatturato. Stando alla nota, per quanto riguarda il 2023, non ci dovrebbe essere dei cambiamenti sia per quanto riguarda l’importo da versare da ogni singola impresa. Dunque, quanto hai pagato nel 2022, sei obbligato a pagare anche nel 2023.

    Cosa sono le tasse camerali

    Le tasse camerali, anche note come diritti camerali, sono delle imposte che devono essere pagate dalle aziende italiane a supporto delle Camere di Commercio locali.

    Il pagamento di queste tasse è obbligatorio per tutte le imprese iscritte al Registro delle Imprese, che è gestito dalle Camere di Commercio.

    L’importo da pagare varia a seconda di vari fattori, come:

    • la dimensione dell’azienda,
    • il settore di attività,
    • la località in cui si trova l’azienda.

    Le tasse camerali possono essere in misura fissa o commisurato al fatturato.

    La quota fissa è dovuta da tutte le aziende, mentre la quota variabile dipende dal fatturato dell’azienda.

    Diritto camerale in misura fissa

    S’è versato in misura fissa l’importo è pari a:

    • 100 euro (e 20 euro per unità locali) per le imprese individuali iscritte nella sezione ordinaria;
    • 44 euro (e 8 euro per unità locali) per le imprese individuali iscritte o annotate nella sezione speciale. Ad esempio piccoli imprenditori, coltivatori diretti e imprenditori agricoli;
    • 55 euro per ciascuna sede locale per le imprese situate all’estero. 

    La misura fissa può essere pagata dalle imprese anche in via transitoria. In questo caso l’importo da versare è pari a:

    • 100 euro (e 20 euro per unità locali) per le società semplici non agricole;
    • 50 euro (e 10 euro per unità locale) per società semplici agricole;
    • 100 euro (e 20 euro per unità locale) per le società tra avvocati;
    • 15 euro per i soggetti iscritti al Rea.

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    Diritto camerale commisurato al fatturato

    L’importo commisurato al fatturato, e quindi non più in misura fissa, deve essere versato dalle imprese iscritte al registro ma che sono diverse dalle imprese individuali.

    In particolare le società:

    • tra professionisti previste;
    • in nome collettivo;
    • in accomandita semplice;
    • di capitali;
    • cooperative;
    • di mutuo soccorso

    In più, i consorzi con attività esterna oppure gli Enti economici pubblici e privati.

    Le imprese tenute al pagamento del diritto annuale commisurato al fatturato devono applicare le aliquote stabilite dal decreto interministeriale del 21 aprile 2021. All’importo stabilito dal decreto deve essere poi detratto il 50%. 

    Anche se il pagamento viene stabilito in base al fatturato conseguito, c’è sempre una soglia minima da pagare. La cifra è pari a 200 euro che poi, decurtata del 50% diventa 100 euro di diritto annuale da versare. Quindi, le imprese con un fatturato fino 100.000 euro devono versare una quota fissa di almeno 100 euro. 

    Le aliquote previste dal decreto oltre 100.000 euro di fatturato sono così ripartite:

    • 0,015% per fatturati oltre 100.000 e fino a 250.000 euro;
    • 0,013% per fatturati oltre 250.000 e fino 500.000 euro;
    • 0,010% per fatturati oltre 500.000 e fino a 1.000.000 euro
    • 0,009% per fatturati oltre 1.000.000 e fino a 10.000.000 euro;
    • 0,005% per fatturati oltre 10.000.00 e fino 35.000.000;
    • 0,004% per fatturati oltre 35.000.000 e fino a 50.000.000 euro;
    • 0,001% per fatturati oltre oltre 50.000.000 euro e diritto camerale fino a un massimo di 40.000 euro.

    Tuttavia, la commisurazione al fatturato non è sinonimo di pagamento senza limiti. Il decreto stabilire, infatti, un importo massimo da versare pari a 40.000 euro soggetto alla riduzione del 50%. Quindi, l’importo da versare non sarà mai superiore 20.000 euro.

    Come e quando si versa il diritto camerale 2023?

    Il diritto camerale deve essere versato dall’impresa in un’unica soluzione.

    Il metodo utilizzato per il pagamento è il classico modello F24 dove, alla voce codice tributo, da indicare nella sezione “IMU ed altri tributi locali”, viene inserito il seguente numero: 3850.

    Il termine di pagamento è il 30 giugno 2023. La data stabilita, tra l’altro, coincide con il versamento del primo acconto relativo all’imposta sui redditi. 

    Diritto camera stabile, mentre il resto?

    Nota bene: quanto stabilito dalla nota dell’ex Ministero dello Sviluppo Economico, non tiene conto della possibile maggiorazione del 20% che, ogni Camera di Commercio, può applicare. Ovviamente, la maggiorazione non viene applicata a caso da ogni singola Camera, la sola delibera non basta, ma deve essere approvata dal predetto Ministero.

    Dunque, il diritto camerale non aumenterà, non ci sarà nessun rincaro nel 2023 e si pagherà quanto si è pagato nel 2022. A meno che non viene utilizzata la possibile maggiorazione.

    Mentre tutto il resto invece? Qualcuno dovrà pure pagare per questi infiniti aiuti e bonus erogati a famiglie, lavoratori e imprese. Anche perché, le promesse di riduzione della pressione fiscale, almeno fino a oggi, non si sono intraviste. E difficilmente si trasformeranno in realtà nel breve periodo.

    Per cui, l’utilizzo di strumenti di pianificazione fiscale per ridurre le imposte a debito è l’unica soluzione a vantaggio dell’imprenditore per evitare di disperdere denaro vitale per l’azienda.

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