Ogni azienda ha un logo o un marchio utilizzato per distinguersi dalla concorrenza. Quante volte acquistando dei prodotti ti sei trovato davanti questo simbolo ® ignorando il suo significato? Sicuramente tante.
Quando su un prodotto trovi quella “R”, sei di fronte ad un marchio registrato. Il “marchio” è un segno distintivo che, se lo registri presentando domanda presso la Camera di Commercio competente, puoi utilizzarlo solo tu o darlo in licenza a soggetti terzi.
I 2 requisiti per poter registrare il marchio
Per registrare il marchio non basta solo recarsi presso la Camera di Commercio. Il marchio per poter essere registrato deve essere in possesso di due requisiti:
- deve essere nuovo, nel senso che non deve esserci già registrato uno simile in Italia. Se invece nel mondo già esiste lo stesso marchio, in Italia puoi registrarlo ugualmente, l’importante è che la registrazione non venga fatta in malafede;
- deve essere distintivo, nel senso che deve distinguersi dalla concorrenza per evitare di essere indagati per contraffazione.
Qui puoi approfondire su Come proteggere il marchio evitando qualsiasi rischio sulla registrabilità
Perché è importante registrare il marchio?
L’importanza del marchio registrato non è riferibile solo ed esclusivamente a rendere riconoscibile un prodotto o un servizio di un’azienda. Infatti, puoi utilizzarlo come strumento di pianificazione fiscale.
Se hai avuto modo di leggere altri articoli di questo blog, sai che realizzare una pianificazione fiscale significa avere uno o più strumenti strategici di crescita dell’azienda che si attuano al fine di ottenere, in maniera onesta e legale, una riduzione dell’imposizione fiscale.
Come dicevamo in apertura, chiunque registra un marchio, può concedere la licenza d’uso ad un altro soggetto. Concedere la licenza d’uso vuol dire sottoscrivere un contratto tra chi cede e chi utilizza il marchio; ovviamente, ciò non avviene gratis, bensì dietro il pagamento di un corrispettivo.
Parliamo così della royalty! Termine inglese utilizzato ormai solo al plurale, royalties, che rappresenta quella parte di corrispettivo commisurata al fatturato o alla produzione, che viene riconosciuta al proprietario del marchio dopo aver concesso la licenza di utilizzo a soggetti terzi.
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Il marchio come strumento di pianificazione fiscale
La maggior parte degli imprenditori non registrano il marchio perché ignorano la sua importanza. Molti, infatti, non sanno che in Italia i redditi derivanti da cessione di diritti d’autore, cessione di opere d’ingegno e royalties derivanti da marchi sono parzialmente detassati.
Tra l’altro, la normativa prevede che su questi redditi, sono classificabili come “redditi diversi” quindi non è prevista la tassazione contributiva INPS.
Come sai, dalla Srl non è possibile prelevare denaro come avviene in una semplice ditta individuale. Infatti, finché non vengono divisi gli eventuali utili, tutto rimane all’interno di essa. Per “tirare fuori” i soldi dalla Srl, molti imprenditori, utilizzano solo il compenso amministratori.
Se stai per avviare un’attività o sei già in possesso di una, però, puoi registrare il marchio e poi cedere la licenza di utilizzo alla tua Srl ed invece di utilizzare solo il compenso amministratore, per far uscire fuori i soldi, la Srl può pagarti le royalties.
Infatti, se la tua azienda eroga royalties, le deduce integralmente e classificandoli come costi, riduce la base imponibile su cui poi applicare l’aliquota IRES al 24%.
Mentre tu che le ricevi inquadri quel denaro come reddito diverso, pagando solo l’IRPEF in base al suo scaglione.
Inoltre, sulle royalties pagate dall’azienda c’è già una ritenuta d’acconto alla fonte che costituisce un acconto per le tasse che tu dovrai pagare su quel corrispettivo, in fase di dichiarazione dei redditi.
Utilizzare il marchio non è facile e, se mal utilizzato, ci si ritroverà a pagare quanto risparmiato, sommato a interessi e sanzioni a meno di non essere seguiti da un professionista esperto come quelli di Soluzione Tasse.
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