Da gennaio è entrato in vigore il nuovo Codice della Crisi d’impresa, che pone nuove e serie responsabilità nei confronti dell’amministratore dell’imprenditore.
L’esigenza di apportare una sostanziale riforma nasce dalla constatazione che, la precedente normativa fosse inefficace, in quanto non era basata sulla prevenzione della crisi, ma interveniva solo nella fase ormai acuta.
Sostanzialmente quando ormai eri sull’orlo del baratro e non c’era più nulla da fare perché la tua azienda era destinata al fallimento. Tutto ciò poneva il sistema economico italiano a forti rischi; con la recente crisi del 2008, infatti, sono fallite migliaia di piccole e medie imprese, ovvero il cuore dell’economia italiana.
Principale novità della riforma: la procedura di allerta
Come anticipato, la riforma nasce dall’esigenza di intervenire prima che la crisi sia ormai in atto, con l’intenzione rivolta a salvaguardare la tua azienda, garantendogli piena continuità operativa. A tal proposito, se vai a trovare nel nuovo Codice, non troverai più la parola fallimento, ma troverai l’introduzione delle c.d. procedure di allerta.
Si tratta della novità più importante del nuovo Codice, ovvero di un sistema che mira a prevenire, aumentando le responsabilità dell’imprenditore e dell’amministratore, lo stato di crisi dell’impresa evitando di arrivare all’insolvenza (ovvero quando ormai non riesci più a far fronte ai debiti con le proprie risorse interne).
Per attivare questa procedura è necessario che la tua azienda si doti di un adeguato assetto organizzativo che si fonda sul principio cardine della riforma: prevenire la crisi.
Viene richiesta, inoltre, la predisposizione di controlli interni, che comporta, di conseguenza, l’adeguamento di Statuti e Patti Parasociali.
Con l’ausilio degli organi di controllo l’impresa deve adottare le misure occorrenti per rimuovere le cause della crisi mediante una riorganizzazione dell’attività aziendale (prima di ricorrere ad una qualsiasi delle procedure concorsuali previste).
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Inoltre, l’organo ha un duplice obbligo:
- verificare che l’organo amministrativo monitori costantemente l’adeguatezza dell’assetto organizzativo dell’impresa e il suo equilibrio economico finanziario;
- segnalare l’esistenza di fondati indizi della crisi.
Nel caso l’attività interna non è sufficiente per arginare la crisi, proprio per garantire la continuità aziendale, è possibile far ricorso all’Istituto della composizione assistita della crisi al fine di trovare una soluzione concordata con i creditori.
Più responsabilità agli amministratori
L’introduzione del nuovo Codice della Crisi impone nuovi obblighi e una maggiore responsabilità nei confronti dell’amministratore. Viene stabilito, infatti che, oltre alla responsabilità di conservazione del patrimonio, questa figura deve:
- risponde verso i creditori se il patrimonio sociale risulta insufficiente a soddisfare i loro crediti.
E, come se non bastasse, viene introdotto un metodo che prevede una liquidazione nel caso in cui, l’inosservanza dell’obbligo di gestire la società, dopo che via verificata una causa di scioglimento, abbia arrecato danni alla stessa.
Dunque, è chiaro che, l’intento, è sempre quello di salvare l’azienda dall’insolvenza e allo stesso tempo cercare di tutelare i tuoi creditori e di attribuire maggiore responsabilità agli amministratori anche delle società c.d. in “salute”.
Così facendo si è spinti a gestire in maniera più oculata l’azienda al fine di preservare integrità e valore del patrimonio sociale, evitando qualsiasi azione che possa avvantaggiare l’amministratore, che molte volte sei tu, a svantaggio della società, perché come hai visto le responsabilità sono molte.
Ragion per cui, oltre a quanto detto, per una gestione ottimale, è “obbligatoria” un’accurata pianificazione fiscale: strumento che ti fa risparmiare tasse (legalmente) e ti garantisce un controllo costante dell’andamento dei numeri perché votato alla crescita aziendale.