Riforma fiscale 2023: quanto inciderà sull’imprenditore?

di Redazione Soluzione Tasse
16 Feb, 2023
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    La riforma fiscale 2023 dovrebbe garantire una maggiore equità del carico fiscale e aumentare l’efficienza di tutto l’apparato tributario. Cosa dovrà aspettarsi l’imprenditore da questi eventuali cambiamenti? Come le misure incideranno sul suo business? Come potrà proteggere la propria azienda e risparmiare sulla tassazione?

    Facciamo chiarezza.

    Riforma fiscale 2023: gli obiettivi

    Risale agli anni 70 l’ultima riforma dell’apparato tributario italiano. Negli anni, si sono susseguiti una serie norme “tappabuchi” ma senza arrivare mai a interventi strutturati che mirassero a migliorare il sistema fiscale italiano. Conseguenza di tutto ciò, un Fisco complesso, poco intuitivo e meno equo.

    La riforma fiscale 2023, che il Ministero dell’Economia ha indicato, e che entro marzo sarà portata al vaglio del Governo per procedere poi a una decisione finale, dovrebbe porre fine a tutto ciò.

    Dunque, una parliamo di una necessità assoluta che, tra l’altro, chiede anche l’UE.

    La nuova riforma ha come obiettivo primario quello di:

    • portare a un Fisco più snello;
    • garantire un maggiore equilibrio tra Amministrazione Finanziaria e impresa.

    Leggi anche: Errori di pianificazione fiscale: 3 scelte da evitare assolutamente

    Per raggiungere questi obiettivi la riforma sarà così suddivisa in sede di analisi:

    • la prima riguarderà alla revisione di alcuni principi generali, per rendere tutto più armonico con il sistema tributario dei maggiori Paesi Europei;
    • la seconda dovrà portare a una revisione delle imposte, si interverrà particolarmente sull’imposta Irpef riformandola ancora di più, dopo essere già stata modificata dalla Legge di Bilancio 2022;
    • la terza fa riferimento ai procedimenti relativi alle dichiarazioni, accertamenti e contenziosi tributari;
    • la quarta parte riguarda l’accorpamento dei Testi unici.

    Questi i punti salienti della prossima riforma fiscale che dovrebbe vedere la luce entro il 2023. Spetta, non solo al Governo, ma anche all’Agenzia delle Entrate, professionisti, politica e associazioni di categoria, giungere poi a un testo finale che risponda agli obiettivi prefissati in fase di stesura della riforma.

    Riforma fiscale 2023: le aliquote Irpef

    Ma concentriamoci sulla seconda parte della riforma. In particolare sull’aliquota Irpef perché è quella che potrebbe maggiormente colpire e incidere, anche negativamente, sulle casse dell’imprenditore.

    La Legge di Bilancio 2022 aveva già modificato le aliquote Irpef riducendole da 5 a 4. Ad oggi le aliquote sono così distribuite:

    • 23% fino a 15.000 euro di reddito;
    • 25% per i redditi da 15.000 a 28.000 euro;
    • 35% per i redditi da 28.000 a 50.000 euro;
    • 43% per i redditi oltre 50.000 euro.

    Leggi anche: Come attuare la pianificazione fiscale con lo Schema a 4 livelli

    La riforma fiscale del sistema dovrebbe apportare ulteriori modifiche a queste aliquote. Infatti, stando alle voci attuali, le aliquote vengono ulteriormente diminuite, da 4 a 3, e così distribuite per i vari scaglioni di reddito:

    • 23% per i redditi fino a 15.000 euro;
    • 27% per i redditi da 15.001 a 50.000;
    • 43% per i redditi superiori a 50.000 euro.

    Oltre alla modifica delle aliquote in previsione c’è anche l’inserimento di un quoziente familiare – ancora tutto da definire. Tecnicamente, però, si tratterebbe di un metodo di calcolo in cui l’imposta a debito è calcolata considerando il reddito complessivo della famiglia e il numero dei suoi componenti.

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    Quanto incideranno queste misure sull’imprenditore?

    Ma quanto potrebbe incidere dell’imprenditore questa riforma tributaria 2023?

    Non poco!


    Se pensiamo alle aliquote Irpef, per un imprenditore che è anche amministratore della propria srl, ad esempio, su un compenso superiore a 50.000 euro, subirà la tassazione massima. Situazione che prima, più precisamente fino al 2021, non si verificava.

    Il compenso pari a 50.000, prima delle modifiche delle modifiche apportate alle aliquote Irpef dalla legge di Bilancio, e ora magari ulteriormente modificate dalla riforma fiscale 2023, non subiva la tassazione massima. Per subire l’aliquota massima il compenso doveva essere pari a 75.000 euro.

    La riforma, sotto questo aspetto, non è stata molto benevole nei confronti di questi soggetti, che sono imprenditori e amministratori della propria srl. Un motivo in più per prestare maggiore attenzione all’utilizzo del compenso amministratore. Perché si, è un ottimo strumento di pianificazione fiscale, che permette di ridurre la base imponibile sulla quale viene calcolata la tassazione, però se abusato, può rappresentare un vero problema.

    Una sorta di boomerang!

    Leggi anche: Determinazione compenso amministratore: attenzione all’effetto boomerang

    Perché?

    Più è alto e maggiore è la deduzione e quindi la base imponibile. Quindi minore esborso fiscale per la srl.

    Allo stesso tempo, quello risparmiato dalla srl, ricadrà nelle tasche dell’imprenditore amministratore. Conseguentemente, essendo assoggettato all’aliquota Irpef più elevata, avrà un maggiore esborso fiscale.

    Sistema tributario complesso e gravoso, ma…

    La tassazione, purtroppo, è un onere pesante sia per l’azienda, ma anche per te imprenditore, e in questo caso anche se sei amministratore della tua srl. E la riforma fiscale pronta per il 2023, non aiuta in questo caso l’imprenditore. Tuttavia, il nostro sistema tributario, anche se complesso e gravoso, ti permette di ridurre l’esborso fiscale. 

    Come?

    Ad esempio, attraverso l’utilizzo di tutti quegli strumenti di pianificazione fiscale (prontamente normati e quindi assolutamente legali) che riducono la tassazione in capo all’azienda. Oppure, grazie a tutte le agevolazioni messe a disposizione dallo Stato che la tua azienda, e non solo, può sfruttare per mitigare l’asborso fiscale.

    Perché attendere ancora e non utilizzare fin da subito questi strumenti di risparmio fiscale? 

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