Studi professionali: Come devono riorganizzarsi dopo il lockdown?

di Soluzione Tasse
29 Lug, 2020
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    Se prima del Coronavirus la vita degli studi professionali, soprattutto quelli di piccole dimensioni, era messa in discussione, cosa ne sarà dopo la crisi? 

    Aggregazioni, fusioni o società tra professionisti: ecco la sfida alla quale saranno chiamati gli studi professionali per poter sopravvivere o, nella migliore delle ipotesi, non essere sottomesso dalle società di grosse dimensioni.

    La sfida post lockdown di studi professionali e professionisti

    Negli ultimi mesi le nostre vite sono state sconvolte: l’emergenza sanitaria, la quarantena e il lockdown hanno prodotto una crisi sociale ed economica senza precedenti. Stando ai dati Istat, almeno un’azienda su 3 è a rischio chiusura.

    Anche se gli aiuti sono arrivati, ci sono ancore imprese, e soprattutto professionisti, lasciati da soli (o quasi) e in attesa immersi nella mole di decreti. E se ogni giorno le leggi cambiano, creando molta confusione, la burocrazia ci mette del suo col suo percorso ad ostacoli.

    Siamo di fronte ad una sfida epocale: in gioco c’è il nostro futuro, quelle delle imprese e soprattutto degli studi professionali. Quest’ultimi, chiamati a sostenere il contraccolpo più pesante: già da prima, soprattutto per quelli piccoli era in gioco la loro sopravvivenza.

    Ora non è il tempo di piangersi addosso, è il tempo di agire per un futuro migliore. Pensare di poter portare avanti il proprio studio professionale in solitudine, senza l’aiuto di altri, se era difficile prima, ora e in futuro possiamo dire sia un’utopia.

    Come devono riorganizzarsi gli studi professionali? 

    Per fronteggiare la concorrenza delle multinazionali della consulenza che offrono servizi sempre più allargati e vincere la sfida del post lockdown, gli studi dovrebbero riorganizzarsi per rispondere alle esigenze di una società sempre più diversa e con bisogni differenti.

    I modelli usati per la riorganizzazione degli studi sono essenzialmente 2:

    • acquisizione, prevede la cessione totale dello studio (inclusi beni materiali, contratti con i dipendenti, godimento dell’immobile e trasferimento dei rapporti con la clientela). L’operazione deve garantire la continuità dell’attività tra vecchia e nuova gestione per mantenere le procedure operative e i rapporti con la clientela è previsto un periodo di affiancamento.

    Per un buon funzionamento dell’operazione ed un efficiente servizio erogato ai clienti, inoltre, è auspicabile una prosecuzione della collaborazione fra le due gestioni anche al termine dell’affiancamento.

    • fusione, prevede la realizzazione di partnership per offrire al mercato, un servizio, un’offerta ben strutturata e prettamente specialistica. La versa sfida è quella di superare la visione tradizionalista che affligge chi ha un business in Italia, che sia studio professionale o impresa.

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    Lo studio non deve essere più pensato come qualcosa di esclusivo, con la presenza di un unico professionista a gestire la propria materia ormai vasta e piena di specializzazioni. 

    Oggi, le esigenze del mercato sono cambiate. Il cliente è sempre alla ricerca del professionista che sappia meglio quella materia (che sia medica, legale o commerciale). 

    Proprio per questo, bisogna accettare di condividere con altri professionisti, non solo il proprio sapere, ma anche la governance e magari gli obiettivi. Quando il cliente arriva in studio, se chiede una visita specialista, ad esempio, per un problema al cuore, non deve essere rimbalzato ad altro studio. Deve rimanere all’interno poiché trova anche lo specialista cardiaco. 

    Questo è il principio cardine della nuova sfida degli studi professionali, e vale non solo per quelli medici ma per tutti coloro che offrono servizi professionali. 

    Ulteriore modello per riorganizzare gli studi professionali

    Alle due operazioni, si aggiunge un’altra soluzione per consentire agli studi di sopravvivere ed essere presenti ed efficienti sul mercato: la società tra professionisti o STP.

    Se fino al 2013 a svolgere la professione in forma associata era possibile solo ed esclusivamente attraverso lo studio associato, ora non più. A partire da quella data, infatti, si può svolgere l’attività professionale con altri soggetti mediante la STP.

    La STP è una società che deve essere nella sezione speciale del registro delle imprese e può essere costituita in varie forme societarie. Possono partecipare ad una STP tutti coloro che svolgono delle attività per il cui esercizio è necessaria l’appartenenza ad un ordine professionale.

    Un aspetto particolarmente interessante della STP è che una parte del capitale sociale può essere destinato anche a soggetti non professionisti. Per saperne di più, dai un’occhiata al nostro precedente articolo: Come risparmiare tasse grazie alle STP Società tra Professionisti.

    Si tratta di una società che, se gli viene abbinato il vestito giusto, permette di risparmiare tasse, a differenza di un normale studio professionale sottoposta ad imposizione Irpef anche fino 43% (non calcolando i contributi da versare alla Cassa di appartenenza).

    Per scoprire quale forma societaria è più vantaggiosa a livello fiscale, e non solo, segui il link Società tra professionisti: quale forma societaria per risparmiare tasse e proteggere il tuo patrimonio?

    È una sfida complessa quella a cui sono chiamati gli studi professionali. Ma non per questo devono sentirsi soli, con l’aiuto di professionisti qualificati, trovare l’accordo per riorganizzare lo studio, per evitare di fallire e fatturare di più, sarà più semplice.

    Siamo solo all’inizio ma, allo stato attuale, il processo di riorganizzare degli studi professionisti è un fenomeno inarrestabile: CHIEDI ADESSO LA TUA CONSULENZA GRATUITA, un nostro consulente, specializzato nel risparmio fiscale, troverà, in base alla tue esigenze la soluzione migliore per riorganizzare le studio, proteggere il patrimonio e risparmiare tasse.

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