TFM (Trattamento di Fine Mandato) e pianificazione fiscale vanno sempre a braccetto per ridurre le tasse. Se usato correttamente rappresenta un fantastico strumento, ma usato in maniera sbagliata può trasformarsi in un vero boomerang fiscale.
Il tema dei compensi all’amministratore – vista l’attenzione riservata dalle Entrate a questa tipologia di costo in sede di accertamento – richiede una certa cautela, soprattutto l’utilizzo del TFM.
Che cos’è il TFM?
Innanzitutto – il TFM – conosciuto anche come Indennità di Cessazione di Carica – è una sorta di TFR (la c.d. «liquidazione» che spetta ai dipendenti) che si può prevedere per gli amministratori di un’azienda.
Il TFM è completamente slegato dal compenso amministratore e dall’utile aziendale. Non esiste un importo congruo, se qualcuno ti dice il contrario, non conosce la normativa.
Nonostante non vi sia alcuna limitazione all’ammontare – però – deve essere congruo:
- alla reale situazione economica dell’azienda;
- al volume d’affari;
- alla capacità reddituale dell’impresa;
- all’attività prestata nella stessa dall’amministratore.
Qui puoi leggere un’approfondimento sul TFM:
Il TFM può essere accantonato sfruttando polizze assicurative – per legge sono impignorabili e insequestrabili – come fossero riserve, che la società deduce di anno in anno ad ogni accantonamento. Rappresenta, infatti, un costo deducibile che tende ad abbassare l’imponibile sul quale poi verrà applicata la tassazione a carico dell’impresa.
Utilizzarlo si, ma con estrema attenzione
L’utilizzo del TFM richiede un’estrema attenzione:
- da costo deducibile si può trasformare tranquillamente in costo indeducibile e sanzioni matematiche per la tua impresa.
Quando facciamo consulenza ci accorgiamo che – per abbattere il carico fiscale – il TFM venga deliberato dall’assemblea in maniera del tutto casuale, ignorando il fatto che – per essere deducibile – deve seguire determinate regole.
Ad esempio, in un recente caso, ci siamo trovati davanti ad un verbale di assemblea dove – tra i vari punti all’ordine del giorno – c’era anche questo:
- «…l’assemblea, dopo breve discussione, delibera all’unanimità di accantonare un fondo per il Trattamento di Fine Mandato dell’amministratore in misura proporzionale al compenso mensile, dando mandato all’amministratore di sottoscrivere un piano con un ente bancario/assicurativo in tal senso».
Niente di più normale se non fosse che – in questo caso – non è fiscalmente inattaccabile e indeducibile: non rispetta la sentenza della Cassazione n. 26431/2018.
Quando puoi dedurre il TFM?
La sentenza precisa che per dedurre il TFM non basta una generica determinazione di attribuzione del trattamento all’amministratore – come scritto in quel verbale – senza specificare l’importo:
- è necessario che “l’importo sia determinato prima dell’inizio del rapporto con atto di data certa”.
La deducibilità non è possibile in assenza di atto di data certa anteriore all’inizio del rapporto. Tesi concordata – tra l’altro – anche dall’Agenzia dell’Entrate. Se non rispetti questa condizione, il TFM è indeducibile e – se l’hai dedotto o lo deduci – sarai pesantemente sanzionato.
Ricapitolando, il TFM è fiscalmente inattaccabile e deducibile se:
- presente nello Statuto della società;
- deliberato dell’assemblea;
- accettazione della carica dell’amministratore sempre con data certa successiva all’istituzione del TFM.
La delibera deve essere fatta prima che venga nominato l’amministratore: se la delibera viene fatta dopo la nomina, si commette un errore di valutazione e la società perde tutta le deducibilità per competenza, cioè nel periodo periodo d’imposta indipendentemente dal momento in cui i pagamenti si verificano.
Dedurre il TFM in maniera fiscalmente inattaccabile non è semplice: ci sono però alcune cose fondamentali da rispettare. Se vuoi utilizzarlo, fatti aiutare da chi è veramente preparato in materia.
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