Il Trattamento di Fine Mandato (TFM) come strumento di pianificazione fiscale è ampiamente diffuso tra gli amministratori delle srl. In questo articolo approfondiremo le inside fiscali correlate a questi strumenti, esamineremo l’importanza della corretta quantificazione dell’indennità del TFM srl e le principali conseguenze in caso di rinuncia.
Trattamento di Fine Mandato (TFM): 2 vantaggi fiscali!
Se sei un amministratore di società, e in particolare della srl, e vuoi un compenso alla fine del tuo mandato, devi usare il Trattamento di Fine Mandato (TFM).
Il TFM amministratori è un extra di denaro che viene dato all’amministratore di una società quando smette di lavorare, oltre al suo normale compenso. Senza questa indennità di fine mandato, qualsiasi amministratore si troverebbe alla fine del proprio mandato senza alcuna “buonuscita”.
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L’utilizzo del trattamento è ampiamente riconosciuto come uno strumento di pianificazione fiscale. Infatti, erogare questa fonte extra di denaro in una strategia finalizzata all’ottimizzazione fiscale consente:
- alla tua azienda di dedurre l’importo annuale destinato al TFM per competenza;
- a te amministratore di beneficiare di una tassazione posticipata, proprio nel momento in cui l’indennità ti sarà materialmente corrisposta.
Proprio per questo, il TFM, rappresenta un’importante opportunità per massimizzare i tuoi benefici senza rischiare problemi fiscali.
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Rischi fiscali: come evitare contenziosi
Ora, è pur vero che il TFM può offrire due vantaggi importanti in ottica di pianificazione fiscale, ma devi essere consapevole anche delle insidie che può nascondere. Se non lo utilizzi secondo le poche norme esistenti che lo disciplinano, puoi incorrere in molteplici problemi con l’Amministrazione finanziaria.
L’Agenzia, infatti, è spesso molto predisposta nel contestare la deducibilità del TFM. E questo succede sotto vari aspetti tributari, tant’è che si rende necessaria una valutazione professionale prima di inserirlo in una strategia di pianificazione fiscale.
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Per evitare problemi con le tasse, devi fare attenzione alle regole e alle interpretazioni dell’Agenzia delle Entrate. Questo ti permetterà di mettere da parte i soldi per i compensi degli amministratori.
L’elemento cruciale per una corretta deducibilità dell’importo erogato è rappresentato dalla data certa anteriore all’atto di nomina e attribuzione del TFM. In mancanza di una data certa, la deduzione non sarebbe possibile e l’amministratore subirebbe la tassazione ordinaria invece della vantaggiosa fiscalità separata.
Se la nomina non viene fatta attraverso un atto notarile, per evitare rischi è consigliabile inviare la delibera che gli conferisce il diritto all’indennità di fine mandato tramite pec.
La pec deve essere inviata subito dopo che si è chiusa l’assemblea ma prima che il soggetto designato accetti la carica per determinare l’inizio del rapporto. Tutto questo, però, per attribuirgli data certa.
Ma la data certa è l’unico profilo di rischio?
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Calcolo del TFM in totale sicurezza
Un altro elemento che potrebbe causare spiacevoli contenziosi, e richiede attente valutazioni, riguarda l’importo da erogare a titolo di Trattamento di fine mandato amministratori.
Il problema della scelta dell’ammontare dell’indennità provocato dalla mancanza di una determinata normativa che disciplini questo strumento. Di conseguenza, i contenziosi potrebbero essere molti tanto da non riuscire spesso a vincerli.
In mancanza di una norma, l’ammontare del compenso viene lasciato alla scelta delle parti coinvolte, cioè ai soci. Siccome gli amministratori sono anche soci, il calcolo, secondo l’Amministrazione finanziaria, non avverrebbe secondo il principio di libera concorrenza.
Leggi anche: Calcolo TFM amministratori: quanto deve valere per evitare contestazioni fiscali?
Per evitare contestazioni, l’entità del TFM deve essere definita in base ai principi di inerenza, congruità e ragionevolezza. Utilizzare questo metodo di calcolo, infatti, potrebbe ridurre notevolmente il rischio di contenziosi fiscali e garantire una tassazione più agevole e trasparente.
Le insidie, però, non finisco qui.
Rinuncia al TFM si, ma proteggendo la società
Un’ulteriore insidia potrebbe riguarda la rinuncia al TFM a causa della crisi o per esigenze di ricapitalizzazione.
Nel caso di specie, si applica il regime fiscale relativo alla rinuncia ai crediti da parte dei soci. Un regime che può comportare un aumento di tassazione per la società, snaturando tutto il vantaggio dell’utilizzo dell’indennità di fine mandato.
Leggi anche: Rinuncia al TFM: cosa rischia la srl?
Il tema sulla rinuncia del TFM, è anch’esso abbastanza incerto. Crediamo però che, con una comprensione approfondita della disciplina e il supporto di esperti in materia fiscale, puoi prendere decisioni più consapevoli evitando possibili sorprese e tassazioni inaspettate.
Il TFM come strumento vincente di pianificazione fiscale
Indipendentemente dalle insidie che si possono nascondere dietro l’utilizzo del TFM, appare chiaro come rappresenti un’opportunità irrinunciabile per gli amministratori come te; e anche per la tua società che deduce questo “costo”.
Con la corretta conoscenza delle principali insidie puoi proteggere te e la tua azienda da possibili contenziosi e massimizzare i benefici del TFM.
Sappiamo quanto sia cruciale prendere decisioni consapevoli riguardo al TFM e alla pianificazione fiscale della tua azienda. Per tale motivo, affidati a professionisti esperti per guidarti lungo il percorso strategico finalizzato all’ottimizzazione fiscale.
Non lasciare nulla al caso, sfrutta al massimo il potenziale del TFM, e di tutti gli altri strumenti di pianificazione fiscale, per garantire alla tua azienda prodotti e minore imposte da pagare.
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